Consigli per velisti

Materiali vele

Dacron – Mylar – Pentex – Kevlar – Carbonio - Nylon
Dacron: materiale che si usa dagli anni 50 sostituisce il cotone, caratteristiche: buona resistenza all'allungamento, al sale ed al sole non assorbe molta acqua.
Mylar: in uso dagli anni sessanta è un film (pellicola) che ha la capacità di avere un basso allungamento e non assorbe acqua, si deteriora con il sole.
Pentex: fibra di colore bianco di rinforzo al mylar, discreta resa all'allungamento, soffre poco il sole ma le pieghe lo spezzano.
Kevlar : è una fibra di rinforzo si stende all'interno dei film di mylar, basso peso, poco allungamento, soffre le pieghe poiché si spezza, soffre le torsioni. Colore giallo.
Carbonio : sempre una fibra di rinforzo, leggerissimo, non si allunga, soffre il sole e le pieghe, altissime prestazioni. Colore nero.
Nylon : molto leggero e abbastanza poroso caratteristiche che lo rendono ottimo solo per vele da andature portanti.
Conclusioni: In generale il Dacron è un materiale per vele da crociera per il compromesso che ha tra prestazioni ed usura.
I cosiddetti laminati ovvero le accoppiate tra mylar e fibre di rinforzo sono ad uso esclusivo delle regate, infatti le caratteristiche principali di queste vele sono la capacità di mantenere una forma rigida. Tale caratteristica le rende deteriorabili.

Tipi di ferzi

Orizzontali – verticali - radiali.
I ferzi sono i spicchi di tessuto con cui è possibile dare la forma alle vele.
Orizzontali : la disposizione in questo modo è in grado di dare "un grasso uniforme" alla vela ,il velaio cioè non ha modo di distribuire gli sforzi sulla superficie.
Verticali : si usavano tagli verticali sui genoa ,ma soprattutto sul primo ferzo dall'albero sulle rande per dare grasso al centro. Questa tecnica è pressoché scomparsa.
Radiali: si dicono radiali i ferzi che non hanno un allineamento parallelo ,ma che partono da un angolo della vela, il taglio triradiale è sicuramente la tecnica che ha permesso di ottenere Rande con sforzi calcolati nei vari punti di differente pressione ,controllando così anche i pesi della vela; con i ferzi radiali si è in grado di regolare il grasso e lo svergolamento della vela.

Regolazioni

Grasse - magre.
Il grasso sulle vele è la caratteristica fondamentale affinché la barca renda al meglio, non esistono parametri definiti tra una vela grassa ed una magra, questo perché la regolazione varia in funzione delle condizioni giornaliere. Onde, poco o tanto vento, necessità di una bolina più stretta, sono tutte variabili che influiscono con la regolazione.
Sicuramente il grasso sarà omogeneo per tutto il piano velico. In generale una vela grassa è un vela più potente, potenza che è richiesta con poco vento e\o con onda.
Quando il vento aumenta oppure l'angolo di bolina deve essere più stretto le vele saranno più magre; l'unico parametro che abbiamo di riferimento è l'estremo di ambedue: le pieghe.
Pieghe parallele al lato di inferitura ci avvisano che una drizza è troppo cazzata, pieghe perpendicolari ci dicono che la drizza è troppo lasca.
Balumina del genoa che rifiuta in alto: carrello di scotta troppo a poppa. Piega trasversale dall'angolo di scotta sulla randa: vang troppo cazzato.
Per regolare il grasso ci serviamo : Randa -carrello di scotta, vang, tesa base, drizza, cunningam, tendipaterazzo, ove possibile regolazione delle stecche.
Genoa-drizza ,carrello di scotta, tendi paterazzo.
Non bisogna dimenticare l'importanza dell'albero, infatti tramite la regolazione del sartiame e degli stralli (vietato durante la regata) ,siamo in grado di prestabilire la posizione delle vele, questo tipo d'intervento necessità di esperienza, altrimenti si rischia di compromettere il buon esito della regolazione successiva e cioè le vele.
Per concludere sono necessarie numerose uscite o molta sensibilità per fissare i parametri esatti sulla propria barca.

Pesi

Equilibrio velico - equipaggio.
L'equilibrio della barca è la condizione necessaria affinché il piano velico possa rendere al meglio. L'equilibrio è dato dalla sistemazione dei pesi che saranno ovviamente più possibile vicino il baricentro della barca.
Discorso a parte merita l'equipaggio che contribuisce così come la regolazione di scotte e drizze, ad ottenere una barca "centrata" ovverosia più neutra possibile.
Precisiamo però che per un andatura di bolina la barca grazie ai pesi dovrà risultare leggermente orziera.
Un fenomeno infatti che spesso viene tralasciato è che anche la parte immersa della barca deve generare portanza, per fare ciò in bolina dovrà essere sempre sbandata.
I membri dell'equipaggio si sposteranno da sopra a sottovento a secondo dell'intensità del vento. Tutti i movimenti saranno lenti e senza trasmettere scossoni allo scafo.
Farete sempre caso in bolina a "non trascinare acqua" ossia la poppa non dovrà essere immersa.
Per far ciò,in condizioni tranquille, in pozzetto rimarrà solo il timoniere ed il tailer del Genoa mentre il randista si sposterà verso il resto dell'equipaggio.
Per quanto riguarda le andature portanti ,salvo in condizioni di planata, dove l'equipaggio si posizionerà all'estrema poppa, la barca dovrà rimanere piatta cioè non sbandata.
Lo sbandamento sotto Spy può diventare un rollio molto pericoloso poiché la vela potrebbe portare la barca in Straorza o Strappoggia.
Anche qui come per la regolazione del grasso non esistono regole definite, ma la conoscenza del mezzo e lo studio della barca anche dall'esterno (filmati) possono aiutare ad ottimizzare le andature.

Tattica

Il campo con il vento
C'è un ruolo a bordo che viene definito Tattico, spesso è una definizione errata poiché la tattica non è l'insieme di Strategia, Tecnica.
Ma spesso su barche relativamente piccole il tattico è un po' un tuttofare.
La tattica di regata è la capacità di analizzare e prevenire lo sviluppo delle situazioni di regata a proprio vantaggio.
Gli avversari, il campo, il vento, sono tutte variabili che un buon tattico combinerà per dare la migliore opzione al proprio timoniere.
Lo studio deve tener conto degli avversari diretti , su una regata di flotta, tralasciando le barca di un'altra classe.
L'analisi del campo prima della partenza ci dirà il lato giusto poiché inevitabilmente la giuria disporrà le boe non esattamente allineate al vento.
Quindi passo primo stabilire il lato buono, secondo decidere su che estremo della linea partire, poi partita la regata analizzare i salti di vento per stabilire il miglior momento per virare.
E qui un buon tattico valuterà ad esempio se conviene virare per seguire un "buono" oppure se troppe virate frenano la barca specialmente con poco vento.
Altra ipotesi è, se conviene continuare a navigare su buono rischiando di allontanarsi troppo da campo. Una buona tattica non può prescindere dalla conoscenza delle abilità dell'equipaggio.

Alcuni consigli

Arrivi in boa con mure differenti dal cambio di vela sono da escludere se non si è certi della riuscita della manovra.
Issare lo Spy con vento teso può portare a zigzagare andando si più veloci ma facendo più strada.
Quando una boa è intasata da altre barche è sempre meglio puntarla ben sopravento.
Osservare le barche che ci precedono per scoprire come sarà di li a poco il vento per noi.
Se si deve marcare un diretto avversario mantenersi sempre tra lui e la boa.
Attenzione però che impegnarsi a marcare una barca a volte può farci perdere il contatto con il resto della flotta che ne potrebbe approfittare.
La costa di Fiumicino influenza la regata soprattutto nei seguenti casi : vento da N o NE, fare attenzione ai bordi sottocosta per gli improvvisi salti di vento dovuti all'interferenza della costa; i bordi che lambiscono la corrente del fiume ne vengono influenzati, sappiate sfruttarla.
Le brezze in questo tratto di mare ruotano in senso orario.
Diciamo per concludere che un buon tattico fa la differenza.
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